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Manifesto di “Nessuno tocchi Mario”

  1. I pregiudizi sono gabbie chiuse da ignoranza, paura, pigrizia, ma noi abbiamo le chiavi per aprirle.
    Chiunque può essere vittima di pregiudizi e le persone con disabilità non fanno eccezione. Liberiamo dalle gabbie chi le crea e chi ne è imprigionato, aprendo menti e cuori con articoli, convegni, concorsi, dibattiti, eventi, interviste, formazione, progetti come “Sensuability”.
  2. Pregiudizi e tabù non sono innati, ma instillati per offuscare la visione del mondo.
    Bambini e bambine nascono curiosi, immediati, liberi da categorie come la regola e l’errore, il bello e il brutto, il bene e il male.
    Poi qualcuno, crescendo con adulti timorosi di ogni diversità e rassicurati da canoni di “normalità”, inizia a guardare la realtà filtrata da pregiudizi e tabù.
    Se dovessimo riassumere la nostra missione, diremmo che lavoriamo per restituire curiosità agli sguardi e svelare ampi orizzonti.
  3. Gli stereotipi sono etichette. Il nostro impegno è toglierle.
    “I tedeschi sono rigorosi”, “Le donne guidano male”, “L’Africa è un Paese affamato”, “Le persone con disabilità sono asessuate”, “Le persone con disabilità si innamorano fra di loro”, etc…
    Gli stereotipi ostacolano la visione della realtà e l’incontro con l’altro, rendendo tutti più poveri. Vogliamo restituire la ricchezza della scoperta e della conoscenza.
  4. Il sesso e l’eros riguardano tutti e tutte.
    C’è una regola molto democratica nel sesso, diventata nostro motto: “La prima volta siamo tutti disabili”.
    Certo, chiunque può fingersi grande seduttore o seduttrice, ma la verità viene a galla al primo contatto ravvicinato.
    Calma: con un po’ di esperienza si migliora e ci si diverte!
  5. Il sesso e l’eros non sono un diritto, bensì un piacere.
    I diritti civili tutelano la salute e l’informazione sessuale, l’accesso ai metodi di controllo delle nascite e riproduttivi, la possibilità di decidere in autonomia e responsabilmente il proprio orientamento sessuale, ma non includono il diritto a “esigere un incontro sessuale, erotico”. Ecco perché chiunque riceva un due di picche non può portare la sua causa alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo né sventolare la Convenzione dei Diritti delle Persone con Disabilità. Deve solo incassare e, se possibile, con eleganza.
  6. Una persona con disabilità può disgiungere il sesso dall’amore come il 70% dell’umanità, ma anche trovare l’equilibrio perfetto fra amore e sessualità come il 30% dell’umanità. Specifichiamo che le percentuali qui espresse non sono scientifiche, ma basate sull’esperienza nostra e altrui. Il punto importante è uno solo: tutti possiamo vivere allegre e disimpegnate avventure, così come il grande amore.
  7. Fare cultura sulla disabilità e diversità è ancora necessario. Nostro obiettivo è passare dall’”ancora” al “non più”.
    Non siamo i soli a parlare di disabilità, ma siamo fra i pochi a presentare le persone con disabilità per quello che sono, senza i filtri del paternalismo, del buonismo, della beatificazione.
    Ecco perché affrontiamo anche temi considerati tabù come la sessualità e l’eros disgiunti dall’Amore con la “A” maiuscola, vissuti fra persone maggiorenni e consenzienti.
  8. Ci sono cose talmente serie, che se ne può soltanto ridere.
    Chiudiamo il nostro Manifesto parafrasando una battuta del fisico premio Nobel Werner Karl Heisenberg e aggiungiamo le parole del “giornalista a rotelle” e blogger Franco Bomprezzi: “Siate lievi quando affrontate tematiche complesse. Invece di ricorrere al pietismo, mettete in primo piano la dignità delle persone con disabilità.”

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